In viaggio rispettando l’ambiente

di Vincenzo Tugnoli

DA BOLOGNA AL MARE – I vecchi trasporti su acqua. Dalla storia un esempio da sfruttare

Durante il Medioevo le vie d’acqua erano più efficaci ed economiche rispetto a metodi di spostamento via terra e i canali di Bologna rispondevano alla necessità di servire da mezzo di collegamento e trasporto per il commercio (attraverso il collegamento con il Po, la Valle Padusa e l’Adriatico). Al di là che nel 1920 la compagnia degli Achei dichiarò “Bologna città di mare” e che molte bufale raccontassero di navigazioni nei canaletti che scorrevano e che ancora scorrono nel centro cittadino (Aposa e Savena,profondi però un palmo,salvo eccezionali piene,e si trovano quindici metri sopra il livello del Reno;servivano in realtà per irrigare orti e giardini), a Bologna esisteva già dal Medioevo un antico Porto,dove effettivamente navigarono per secoli le barche che portavano merci e passeggeri. Era contro le mura di Porta Lame (il quartiere si chiama infatti Porto) e la navigazione aveva inizio fuori dalle mura:unica eccezione il passaggio dei pesanti tronchi che venivano guidati nel canale di Reno (attraverso il cancello mobile di ferro,della Grada) fino a via Falegnami,dove,come dice il nome,venivano lavorati.Il trasporto del legname dalla collina verso la città,era agevolato dallo sbarramento del torrente Dardagna per dirottarlo nel suo affluente Sillaro (mediante canale artificiale “il naviglio Belvedere”),che il Comune realizzò nel XIV secolo.

LA STORIA

 Il sistema dei canali di Bologna è stato creato allo scopo di collegare la città con il fiume Po e per fornire acqua ed energia meccanica agli opifici della città.La rete idrica bolognese fu sviluppata gradualmente tra il XII ed il XVI secolo, a partire dalle due opere fondamentali, ovvero le chiuse di San Ruffillo e di Casalecchio, rispettivamente sul torrente Savena e sul fiume Reno, inizialmente resi necessarie per aumentare il numero dei mulini da grano e per alimentare il fossato della seconda cerchia di mura della città (Cerchia del Mille). Bologna sorge ai piedi di colline, e presenta un dislivello, entro l’antica cerchia muraria, da sud a nord verso la pianura, di circa 39 metri (76 m s.l.m. a Porta D’Azeglio e 37 m s.l.m. al Porto Navile): tale pendenza favorisce un rapido passaggio delle acque, adatto anche ad azionare le pale di mulini, che nel Medioevo sorgevano numerosi lungo i canali. Oltre a questi canali è presente in città un torrente naturale, anch’esso quasi completamente interrato e collegato agli altri canali: l’Aposa. I principali contributori di questo sistema idrico sono il torrente Savena ed il Reno (rispettivamente a est e a ovest della città), mentre per la parte cittadina vi sono anche numerosi rii fra cui Meloncello, Ravone, Vallescura e Grifone i cui tracciati – che scendono verso la città dalla parte collinare del territorio comunale – si sono nel tempo mescolati a quello del citato Aposa e degli altri canali. Inoltre tramite una condotta interrata di oltre 18 km i Romani avevano creato un acquedotto ancora oggi parzialmente utilizzato che prelevava l’acqua dal fiume Setta e lo conduceva, probabilmente in una cisterna, in città passando nella valle del Ravone, fuori dall’attuale Porta San Mamolo. Per maggiori informazioni visitate il sito su I canali di Bologna.

La copertura dei canali avvenne progressivamente a partire dagli anni cinquanta sotto l’amministrazione Dozza, nell’ambito del disegno di ricostruzione, bonifica e riqualificazione urbanistica portata avanti nel Dopoguerra e che interessò tutta la città.

LA VIA VERSO IL MARE

Attraverso il Navile,dopo i lavori di completamento del tratto di Malalbergo, dai primi del 1300 merci e passeggeri potevano raggiungere Ferrara e Venezia:le barche verso Ferrara sfruttavano la pendenza,mentre in salita verso Bologna,venivano trainate da cavalli sulle sponde. Testimone di questo transito,la Ringhiera a S.Marino di Bentivoglio, che ospitava l’osteria luogo di ristoro per barcaioli e commercianti che attraccavano le proprie barche in prossimità di un ponte di legno girevole.

Nel Quattrocento i Bentivoglio lo usavano per trasferirsi alla residenza di campagna “Domus jocunditatis” in prossimità dell’allora Ponte Poledrano,l’attuale Bentivoglio.

Poiché anticamente le merci,e quindi tutta la ricchezza di Bologna,venivano trasportate sulle vie d’acqua,Bologna fu nel Medioevo il più importante porto d’Europa. Sic !!!. Poi venne il treno,che mandò in pensione il Navile agli inizi del ?900 (salvo poche gite) e subentrarono poi i grossi tir,altamente inquinanti. E perché non riprendere questo antico progetto sicuramente più ecosostenibile? Se proprio il Navile viene ritenuto “piccolo”,almeno sfruttiamo Reno,Po e altri “grandi fiumi” per interrompere quest’inquinamento che finisce per condizionarci più del virus;almeno quello finirà pure prima o poi !!! Speriamo prima. Quindi non solo “gite goderecce” o alla ricerca delle Ville Palladiane/Venete come si fanno oggi sul Po,ma veri e propri trasporti di passeggeri e di merci. Esistono aiuti a livello Ue che possono incentivare. Meno mezzi,meno strade e infrastrutture,più aria pulita e più possibilità di ammirare in pace il grazioso paesaggio che ci circonda e che ormai abbiamo dimenticato chiusi fra 4 lamiere e piccoli finestrini. Basta volerlo e insieme ce la faremo come abbiamo tanto scritto nei tempi di Covid 19. Impegniamoci a provare e vedrete che i politici seguiranno la “corrente”,tanto per rimanere in termini acquatici.

Come ai tempi di Resistenza di strada abbiamo cantato tutti insieme per farci coraggio, ora sempre insieme muoviamoci per conservare le bellezze della nostra Italia e che ci invidiano in tutto il mondo. Allo slogan che è circolato in questi giorni “UNITI CE LA FAREMO” permettetemi di aggiungere “A SALVARE MADRE TERRA”.

TABELLA 1  I canali principali, ancora oggi esistenti, seppure quasi completamente interrati:

canale Navile

creato per la navigazione tra Bologna (con il suo Porto Navile) ed il fiume Po

canale di Reno

il cui scopo principale era l’approvvigionamento di acqua per gli altri canali

canale di Savena

approvvigionamento di acqua per i canali

canale Cavaticcio

forza motrice per mulini ad acqua

canale delle Moline

forza motrice per mulini ad acqua

 

TABELLA 2 L’utilizzo dell’acqua dei canali

  • fornire energia per azionare i mulini ad acqua (nel 1300esistevano già svariate decine di mulini, che divennero centinaia nel XVI secolo);
  • raccogliere, canalizzare e regolare le acque dei rii e dei torrenti appenninici, la cui portata era dipendente dalle stagionalità, fatto che nuoceva all’economia cittadina.

Torna in alto